Essendo l’orientamento positivo correlato a diversi domini di funzionamento, quali lo stato di salute, il successo scolastico e professionale, il PT fornisce utili proposte per costruire un lavoro di empowerment. È quindi utilizzabile in molteplici contesti: counseling (compreso quello di carriera), psicologia della salute, e risorse umane. Può infatti essere agevolmente impiegato nell’identificazione (in fasi di recruiting o assessment in generale) di figure per ruoli generalmente logoranti e commerciali o, più in generale, in tutti i processi di sviluppo HR.
Il test è in corso di sviluppo in altre sette lingue oltre all’italiano.
La teoria della Positività abbraccia le recenti prospettive, che rifiutano l’idea che la sofferenza psicologica e il benessere denotino gli estremi di un continuum; essi possono, infatti, presentarsi in taluni casi simultaneamente, ma riguardare ambiti di vita diversi. La Positività (o Orientamento Positivo) rappresenta quindi una dimensione generale che cattura le categorie stabili di giudizio che le persone utilizzano per interpretare e dare senso alla propria esistenza, affrontare avversità, fallimenti e perdite, perseverare negli interessi, e permettere un bilanciamento adeguato e funzionale tra avversione al rischio e ricerca della novità.
Il PT misura il livello di positività rispetto a tre grandi dimensioni dell’esistenza: il rapporto con se stessi, il rapporto con l’idea del futuro e i rapporti con le altre persone; un fattore latente di secondo livello, ricavato dall’aggregazione dei primi tre, è denominato Orientamento Positivo.
Ad integrare le dimensioni appena descritte se ne aggiunge una quinta, la Positività, che pone maggiormente l’accento sulla componente della “soddisfazione per la propria vita”.
Per tenere sotto controllo la presenza di distorsioni nelle risposte al test, sono state anche sviluppate due scale di desiderabilità sociale: una per la misura della percezione eroica di sé e una per la misura della percezione moralistica di sé.